Anche
il Lucrino, come gran parte dei luoghi dell'area
flegrea, fu ritenuto, fin dall'antichità,
teatro di alcuni episodi del patrimonio mitologico
ellenico.
Nella poesia latina, il Lucrino appare come luogo
di delizie e di raffinate mondanità, al pari
della vicina Baia.
In Orazio il Lucrino, con le sue gigantesche piscine
artificiali e le sue sontuose ville, diventa il
simbolo di quel vano lusso cui si abbandonavano
i contemporanei, avidi di ricchezze e di piaceri
volgari.
In un'ode di Properzio, il paesaggio lacustre si
carica di connotazioni malinconiche, in cui si riverberano
i timori del poeta, sfortunato amante, circa la
fedeltà della sua Cinzia. Indimenticabile
è l'immagine della donna che rema sul Lucrino,
quasi prigioniera delle sue acque. Il lago si trasforma
in un'oasi idillica, idealmente contrapposta alle
lusinghe di Baia, a cui il poeta si augura la sua
amata riesca a resistere.
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